8 consigli per migliorare la Drink List

6 min
consigli migliorare drink list

Non crediamo alle formule magiche, ma alle best practices che possono aiutarti a rendere la tua prossima drink list migliore e, soprattutto, più redditizia.

Crediamo che la drink list debba assolvere almeno tre compiti principali e, se arriverai fino in fondo all’articolo, ti garantiamo che troverai diversi spunti utili da mettere in pratica.

Partiamo con l’individuare quali sono.

Innanzitutto il menù serve a vendere: quelle poche righe non servono a elencare ingredienti del tuo ultimo drink strafigo.

Come seconda cosa, deve “triggerare”, cioè coinvolgere, il cliente al punto da motivarlo a tornare per provare altri drink e, nel migliore dei casi, spingerlo a raccontare quell’esperienza alla sua cerchia di amici e conoscenti.

Se la tua attuale drink list non sta facendo nessuna delle due cose, vuol dire che per il momento è soltanto un semplice strumento di consultazione, né più né meno di un volantino del supermercato. Non vogliamo dire che sia inutile, ma soltanto che la stai sfruttando al 30% del suo potenziale.

Il terzo compito che, a nostro avviso, dovrebbe svolgere è quella di comunicare correttamente l’identità del tuo brand ed il suo posizionamento, ovvero chi sei e il livello della tua offerta.

Facciamo un esempio veloce: immagina di ricevere una drink list stampata su un foglio A4 infilato all’interno di una cartelletta di plastica trasparente, magari anche un po’ macchiata. In che tipo di bar immagineresti di trovarti? Di certo non al Nomad, vero?

Sono numerose le informazioni che, prima ancora che il tuo cliente legga una sola riga del tuo menù, sta già ricevendo da te. In senso assoluto, non è importante apparire perfetti o bellissimi, ma piuttosto coerenti rispetto a chi sei ed al tipo di prodotto/servizio che offri.

Da una birreria di provincia nessuno si aspetta, né vorrebbe ricevere, la stessa tipologia di menù di un favoloso cocktail bar del centro di Parigi. L’effetto sarebbe addirittura dannoso, perché creerebbe un disorientamento nel cliente, che finirebbe per sentirsi a disagio.

Chiarite le principali funzioni di una drink list, passiamo ora ad affrontare alcuni aspetti chiave da ottimizzare in una prospettiva di marketing.

L’effetto Wow

L’effetto Wow è quella sensazione che ti porta ad esclamare: “Che figata”, quando usi per la prima volta un nuovo prodotto o servizio.

Spesso ci è capitato di avere tra le mani drink list ispirate ai temi più vari, alcune tutt’altro che banali, ma la cui realizzazione era scontata al punto da non lasciare alcun tipo di emozione.

Innescare una sensazione di stupore è un’ incredibile strategia per presentare il vostro stile ed il vostro lavoro, prima ancora che il drink compaia al tavolo.

Come trovare il l’effetto Wow? Ti consigliamo un esercizio: ripensa all’ultima volta in cui hai usufruito di un prodotto/servizio per la prima volta e hai pensato che fosse una vera bomba.

Scomponi mentalmente quel momento e individua quale dettaglio ha innescato in te quell’esatta sensazione.

Ora pensa a come potresti replicarlo nel tuo lavoro.

Ti proponiamo uno dei nostri proverbiali esempi: se al tavolo portassi, al posto di una drink list da leggere, una da annusare per far scegliere il drink a partire da un profumo…credi che scatterebbe l’effetto wow? L’esempio è un po’ estremo, ma credo renda bene il concetto.

Le risposte alle domande frequenti

Proprio quelle che vengono rivolte più spesso al cameriere che si trova a raccogliere le comande.

Anticipare le risposte dei clienti li aiuta a scegliere con maggiore consapevolezza e li mette in condizione di avere tutte (o quasi) le informazioni che per loro contano, senza dover chiedere.

Le persone non amano fare domande e, soprattutto quando sono in compagnia, vogliono essere in controllo.

Questo le porta a fare spesso scelte di acquisto automatiche. Più informazioni rilevanti fornisci ai clienti, più potrai farli sentire a loro agio e sperare che tornino a trovarti.

Inoltre, anche il tuo servizio ne beneficerà perché, con meno domande, sarà inevitabilmente più veloce.

L’indicazione del prezzo

un menù con prezzi incolonnati e simbolo €
Non incolonnare i prezzi ed evitare il simbolo €

Un’altra informazione che potrebbe farti comodo riguarda l’indicazione del prezzo.

Diversi studi dimostrano che la percezione di spesa è attenuata dalla mancata indicazione del simbolo dell’euro di fianco al numero che corrisponde al prezzo.

Quindi, se parliamo di vendite, scrivere 13 funziona meglio di 13€.

Siamo nel campo del neuromarketing, che si occupa di analizzare i processi inconsapevoli che avvengono nella mente del consumatore e che influiscono sulle sue decisioni di acquisto.

Se non sei convinto, fai un test sul tuo pubblico con entrambe le soluzioni e valida quella più profittevole per la tua realtà. Un’altra cosa rispetto al prezzo: non incolonnare mai i prezzi.

La lunghezza della drink list

La nostra soglia di attenzione si sta abbassando sempre di più anno dopo anno.

Complici i social network e, più in generale, la nostra iperconnessione, si stima che attualmente sia stimabile intorno ai 7-8 secondi.

Quando le persone entrano in un bar, probabilmente questa stima diventa addirittura ottimistica. E’ uno dei motivi per cui tendono a fare ordini ripetitivi e spesso non valutano le opzioni disponibili.

Dunque, scrivere drink list più lunghe di una pagina non ha semplicemente senso, se non a nutrire l’ego di chi le scrive.

Un altro problema è legato a quella sensazione di blocco che tutti noi abbiamo provato davanti ad un menù con una proposta troppo ampia.

Impaginazione, punti focali e riquadri

Immaginate un menù che da solo venda il vostro miglior drink, sul quale magari avete un ricarico maggiore.

Magia? No, come abbiamo già detto best practices.

Un menù che svolga la sua funzione deve essere impaginato correttamente seguendo la regola dei punti focali.

A seconda del formato che avete scelto per il vostro menù, che sia un foglio singolo, un menù a libretto o un menù a più colonne, la nostra attenzione cadrà in determinati punti.

E dove cade l’attenzione delle persone va posizionato ciò che vorreste vendere di più: è infatti stato visto che la prima cosa su cui cade l’attenzione è anche quella più venduta. A seconda del formato scelto, studiatevi i punti focali e sfruttateli di conseguenza.

Un altro aspetto da non sottovalutare è l’utilizzo dei riquadri. Incorniciate ciò che volete vendere e magari mettetelo in un punto focale.

Font

Ogni parola deve essere scritta utilizzando un font che sia facilmente leggibile e che trasmetta chiarezza.

Anche la dimensione del carattere, per lo stesso motivo, è decisiva, perché leggere qualcosa di molto piccolo richiede uno sforzo supplementare, che nessuno ha voglia di fare.

Eliminare qualsiasi tipo di frizione che renda faticoso l’acquisto passa anche dalla cura di questi particolari apparentemente poco rilevanti.

Non sottovalutate l’utilizzo di grassetti. Anche questi attirano l’attenzione, un po’ come i riquadri.

Il naming dei drink

Quante volte vi è capitato di guardare un film o ascoltare per la prima volta una band perché il nome vi intrigava?

Se parliamo di signature, il nome dei drink ha lo stesso compito fondamentale: incuriosire. Per farlo deve avere dei rimandi concettuali forti che possano stimolare l’immaginario di chi legge come fossero dei lampi in piena notte.

Il supporto

Deve essere funzionale, ma anche gradevole alla vista e al tatto. Questo vuol dire che il più grande difetto che può avere è che non sia pulito. A nessuno piace toccare un oggetto sporco e per l’effetto alone il tuo locale sarà percepito negativamente. Il cosiddetto ”effetto alone” è quell’effetto, scientificamente provato, secondo il quale tendiamo ad assegnare a persone/cose ulteriori qualità (positive o negative) sulla base di una principale che abbiamo individuato in precedenza. Esempio pratico: se il menù è sporco, ci sono altissime probabilità che il cliente percepisca il drink come non bilanciato bene ed il volume della musica troppo alto. Nella scelta del supporto, i vostri alleati più fedeli saranno la sobrietà, il minimalismo (e la pulizia).

Menù design e Menù engineering

Tutto quello che hai letto in questo articolo (e tutto quello che non abbiamo approfondito), fa parte del Menù design.

‘Tutto quello che non abbiamo approfondito’ perché sulla redazione di un menù sono stati scritti interi libri, fatte decine, forse centinaia di ricerche e ci si potrebbe fare un corso intero.

Menù engineering è invece un sistema di controllo di gestione di cui parleremo in futuro in altri articoli. Possiamo dire però che Menù design e Menù engineering dovrebbero andare di pari passo.

Ci sarebbe molto altro da dire, ma di carne al fuoco ce n’è abbastanza per una mega discussione sul gruppo facebook Cocktail Engineering Pro (a proposito, se non sei iscritto, fallo ora cliccando qui). Se vuoi dirci la tua o vuoi aggiungere qualcosa che pensi meriti attenzione, scrivilo in un commento al post della pagina facebook. Grazie per essere arrivato fino a qui!

Buona miscelazione,
Giovanni
Pierpaolo

Autore

  • Giovanni Ceccarelli

    Sono l'ideatore e coordinatore del blog e del progetto Cocktail Engineering. Per pagarmi gli studi universitari dal 2007 ho iniziato a lavorare come bartender in diversi locali tra Pesaro, Fano e la Riviera romagnola. Nel 2010 mi sono laureato in Ingegneria Energetica (ben presto ho capito che questa non era la mia strada). Dal 2011 sono docente in Drink Factory nei corsi di Miscelazione Avanzata e Preparazioni Home made. Dal 2013 al 2016 ho scritto di scienza e cocktail sulla rivista BarTales. Nel 2016 ho aperto questo blog e lavoro come consulente per Vargros per il quale seleziono spezie ed altri ingredienti.

Autore
Giovanni CeccarelliDivulgatore, docente, consulente

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