Sostenibilità al bar #1: 50 MILIARDI DI TONNELLATE

5 min
la scritta co2 e una ciminiera

Immagino che tutti sappiate che mi sono laureato in ingegneria, ma forse pochi di voi sanno che mi sono laureato in ingegneria energetica.

All’epoca avevo scelto il curriculum di studi in tecnologie energetiche avanzate (per farla breve, ex Ingegneria Nucleare).

La tesi che ho discusso però non aveva nulla a che fare con il nucleare. Ho infatti scritto una tesi che era a metà tra l’ingegneria e l’economia, andando ad analizzare i meccanismi di incentivazione alle fonti rinnovabili.

Era il lontano 2010, di quella tesi non ricordo praticamente nulla e dovrei andare a rileggerla per vedere se avessi scritto qualche cazzata.

Vi racconto questo perché il tema della sostenibilità ambientale mi è sempre stato a cuore e trovo che oggi, in molti settori, compreso il nostro, sia molto sentito (per fortuna!), ma venga spesso trattato con un po’ di superficialità (purtroppo).

Scrivo quindi questo, e i prossimi articoli che arriveranno, per raccontarvi quello che so su questo enorme problema e provare a proporre qualche soluzione. Proverò quindi a rispondere alla domanda ‘che cosa posso fare per rendere più sostenibile il mio bar o il bar in cui lavoro?’.

Prima di cominciare vorrei fare un ringraziamento e due premesse.

Il ringraziamento va a Rum Diplomatico e Compagnia dei Caraibi con cui ho collaborato per la redazione di questo articolo. Entrambe le aziende sono infatti particolarmente attente alla sostenibilità ambientale.

La prima premessa invece è la seguente: questo sarà il primo di una serie di articoli teorici che condividerò con voi. Questo sarà forse il più noioso perché mette le basi per capire tutto ciò di cui vi parlerò in futuro, ma non dà soluzioni concrete che possiamo applicare.

Chi ha frequentato i miei corsi sa benissimo che questo è il post più importante

È uno schema che seguo sempre: prima metto le basi perché le basi aiutano a capire e ci permettono di costruire tutto il castello di conoscenze, tecniche e soluzioni di cui abbiamo bisogno. Solo in questo modo, arrivati alla fine del percorso, avrete tutto più chiaro.

La seconda premessa che devo fare è la seguente: il tema della sostenibilità ambientale è enorme ed estremamente complesso. È complesso da capire, è complesso da attuare. Non abbiamo ancora tutte le soluzioni ai nostri problemi: alcune soluzioni non le abbiamo ancora pensate/trovate, per altre invece non abbiamo ancora le tecnologie.

Fatte queste premesse, iniziamo!

Quando si parla di sostenibilità ambientale dovete SEMPRE tenere a mente un numero: 50 miliardi. In particolare, 50 miliardi di tonnellate (50 mila miliardi di kili).

Ok Giovanni, che cos’è che pesa così tanto? 50 miliardi di tonnellate di cosa?

50 miliardi di tonnellate sono la quantità di CO2e che viene emessa ogni anno nell’atmosfera dall’attività umana*(1)

https://www.climatewatchdata.org/ghg-emissions?end_year=2019&start_year=1990

Si parla di CO2e (CO2 equivalente), e non di CO2, perché in realtà l’anidride carbonica non è l’unico gas serra, cioè responsabile del riscaldamento globale, che viene emesso in atmosfera. Anche il metano (CH4) è un gas serra ed è molto peggio della CO2 (ovviamente metano puro e non bruciato. Il metano dopo essere stato bruciato diventa CO2). Si usa quindi la CO2e perché si va ad includere in questo calcolo anche il metano, e tutti gli altri gas serra, considerandoli come fossero CO2 (moltiplicati per opportuni coefficienti).

Immagino che arrivati a questo punto vi starete chiedendo che cosa c’entri la CO2e con la sostenibilità del vostro bar e perché dovreste sapere queste cose.

La CO2e c’entra tutto. I gas serra, che causano il riscaldamento globale, sono il problema principale. Semplificando un po’, non sarà la plastica negli oceani a farci estinguere o a far cambiare drasticamente il nostro stile di vita. È il riscaldamento globale e tutte le conseguenze che comporta.

Purtroppo, bisogna mettersi nell’ordine di idee che qualunque cosa facciamo, qualunque, ha un impatto ambientale in termini di CO2e. 

Shakerate un drink? Avete prodotto CO2e

Estraete un succo di ananas? Avete prodotto CO2e

Fate uno sciroppo HM? Avete prodotto CO2e

Comprate uno sciroppo industriale? Avete prodotto CO2e

Usate le cannucce di carta? Avete prodotto CO2e

Fate un prodotto Zero Waste? Avete prodotto CO2e

La lista va avanti all’infinito e non ha senso continuare. 

Ricordatevi questa cosa: ogni cosa che fate nella vostra vita personale e lavorativa produce CO2e, ha cioè una carbon footprint.

Facciamo un esempio pratico.

Quell’ananas che avete usato è stato raccolto, trasportato su un furgone, lavato, caricato su una nave, caricato su uno scaffale del supermercato. Il terreno in cui è cresciuto è stato concimato, magari utilizzando trattori. I trattori sono stati costruiti. Per costruire il trattore hanno dovuto estrarre ferro e trasformarlo in acciaio. Lo stesso vale per la nave. Nave, trattore e aereo per funzionare consumano combustibili fossili. Il supermercato è stato costruito in cemento (durante la produzione del cemento si libera molta CO2). Poi l’ananas lo andate ad estrarre in estrattore. Per costruire l’estrattore hanno dovuto produrre plastica, acciaio, gomma. L’estrattore va ad energia elettrica. L’elettricità si produce principalmente da combustibili fossili. L’elettricità si produce anche dalle rinnovabili o dal nucleare, ma per produrre il pannello solare si produce CO2 (che poi nel lungo periodo recuperiamo e andiamo in negativo, ma questo è un altro discorso). Infine, per stoccare il succo d’ananas usate un frigo, che è di acciaio, plastica, gomma che va avanti ad elettricità… ecc ecc.

Produrre quell’ananas, trasportarlo, venderlo, estrarne il succo, stoccarne il succo e farci un drink ha una determinata carbon footprint: una quantità di CO2 emessa di cui è responsabile, di cui siamo responsabili in quanto utilizzatori finali.

Spero di aver reso l’idea: dietro ogni azione c’è produzione di CO2e. Anche per scrivere questo articolo sulla sostenibilità ambientale ho prodotto anidride carbonica. E anche voi che lo state leggendo ne state producendo perché siete davanti ad un PC o a un cellulare.

Anche produrre uno sciroppo da degli scarti di ananas, di mango o banana ha un determinato impatto ambientale in termini di CO2e.

Lo stesso vale per le cannucce di carta e qualunque altra diavoleria ecosostenibile, compostabile, che avete scelto di usare nel vostro bar.

Perché vi ho detto tutto questo?

Perché per essere veramente sostenibili bisogna capire questo concetto

Una volta capito e interiorizzato questo concetto, vi renderete conto che io, voi, la nostra vita, i nostri bar non sono veramente ecosostenibili perché produciamo CO2e. E tutta questa CO2e il nostro pianeta non è più in grado di assorbirla.

Il primo passo da fare per far diventare i vostri bar ecosostenibili è capire che in realtà non lo sono (anche se pensate di esserlo).

La seconda cosa è capire che fare quelle cose come le preparazioni dagli scarti, le cannucce di carta, contano pochissimo in termini di risparmio di CO2e prodotta in assenza di altre best practices ben più impattanti a livello ambientale.

Per il momento mi fermo qui, permettetemi però di aggiungere due precisazioni finali. 

La prima è che dicendo che alcune cose che fate contano poco non deve essere preso come una scusa per non farlo più. Non vi stavo passando questo messaggio. Le cannucce di plastica è meglio non usarle, è necessario ridurre gli sprechi e gli scarti, però il discorso è molto meno superficiale di così. Non dovete sentirvi ecosostenibili solo perché non usate cannucce di plastica o fate uno sciroppo dagli scarti dell’estrattore. La verità è che bisogna fare di più, molto di più.

Mi ricollego a questo per fare la seconda precisazione: il discorso sostenibilità è molto ampio e trasversale. Si potrebbe anche parlare di plastica negli oceani, inquinamento del suolo, ma ho scelto di parlare di CO2e perché è l’unità di misura di riferimento della catastrofe che sta per abbattersi sull’umanità se non interveniamo per tempo.

Nel prossimo post parleremo della differenza tra ridurre le emissioni, azzerare le emissioni, avere emissioni negative.

In attesa del prossimo articolo vi chiedo di interiorizzare il concetto CO2e prodotta perché sarà fondamentale per vedere in prospettiva quello che facciamo e trovare soluzioni pratiche.

Buona Miscelazione,
Giovanni

*(1)
1. How to Avoid a Climate Disaster. Bill Gates. Allen Lane ed.
2. https://ourworldindata.org/greenhouse-gas-emissions
3. https://www.statista.com/statistics/1285502/annual-global-greenhouse-gas-emissions/

Autore

  • Giovanni Ceccarelli

    Sono l'ideatore e coordinatore del blog e del progetto Cocktail Engineering. Per pagarmi gli studi universitari dal 2007 ho iniziato a lavorare come bartender in diversi locali tra Pesaro, Fano e la Riviera romagnola. Nel 2010 mi sono laureato in Ingegneria Energetica (ben presto ho capito che questa non era la mia strada). Dal 2011 sono docente in Drink Factory nei corsi di Miscelazione Avanzata e Preparazioni Home made. Dal 2013 al 2016 ho scritto di scienza e cocktail sulla rivista BarTales. Nel 2016 ho aperto questo blog e lavoro come consulente per Vargros per il quale seleziono spezie ed altri ingredienti.

Autore
Giovanni CeccarelliDivulgatore, docente, consulente

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